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  • Mythologica

    Mythologica

    Review from Mythologica by Thomas Riquet

     

    Le guitariste italien Steve Angarthal nous propose le premier album de son nouveau projet musical,Uranus And Gaïa. Ce voyage de metal épique au cœur de les mythologies grecque et celtique, les symboliques et la fantasy, devrait vraiment vous emmener plus loin que vous ne le pensez pour le plus grand plaisir de vos oreilles.

    L’artwork de l’album est pour le coup absolument magnifique. Cette luminosité, ces deux personnages, ces teintes, sont parfaitement dans le thème de l’album et illustrent à merveille la musique qui se cache derrière. Le CD commence avec Punch, morceau efficace qui nous démontre directement que l’écoute va être bonne. Le jeu de guitare est excellent et la voix de Steve Angarthal se pose parfaitement bien sur les riffs du morceau. Uranus And Gaïa vient ensuite et là on pénètre clairement dans un univers musicalement onirique et pourtant très rock. Une franche réussite. Morrigan continue dans la même veine avec des sons plus lourds en entrée de morceau avant que le tout vienne prendre son envol. Sailing at the end of the world et Leviathan Rising poursuivent l’album et sont sensiblement de la même veine, avec une petite mention spéciale pour l’introduction du second, qui est vraiment de toute beauté avec ce solo de guitare et son côté totalement instrumental.
    Holy Grail et ses rythmes de basse très lourds au début proposent une ambiance plus sombre, totalement dans l’esprit d’une quête dangereuse et inquiétante. Miles in the Desert et ses rythmes arabisants est également fort intéressant. Totalement instrumental le morceau est vraiment plaisant, une chouette ballade musicale parfaitement réalisée. Viennent ensuite Unbroken, The Abysse of Death,Wielders of Magic, A Lie et After the Rain concluent presque l’album, et de belle manière. Chacun d’eux est unique mais s’intègre parfaitement dans l’ensemble musical de l’album du fait de leur cohérence.Losing my direction conclue cette excellente écoute. Magnifique ballade acoustique qui vient adoucir nos oreilles et permettre un retour à la réalité.

    Uranus And Gaïa est un excellent album où Steve Angarthal vient faire la preuve de son talent à la guitare en même temps qu’en matière de composition et de chant. Du très très bon boulot en tous cas et cela vaudrait vraiment le coup que vous y jetiez un œil pour découvrir, amateur de rock ou non…

    Uranus And Gaïa
    Angarthal
    Asgardh Music
    2016

  • Metallized

    Metallized

    Angarthal – Uranus And Gaia (2016)

    Pubblicato il 21/07/2016 da Francesco Gallina “Raven”

    C’è stato un disco uscito qualche anno fa, per la precisione nel 2005, che aveva ripropostoPino Scotto ad alti livelli all’interno di un progetto denominato Fire Trails. Quella esperienza era durata poco, ma aveva messo in luce una band composta da elementi dotati di eccellenti qualità, ognuno col suo spazio preciso. In particolare, a segnalarsi era stato il chitarrista Steve Angarthal. Il suo stile riconoscibile, i suoi licks ed i suoi arrangiamenti che erano lo scheletro dell’opera, avevano dato una forza notevole alle canzoni ed una identità precisa al disco. Dopo il prematuro split della band, il Nostro non è stato con le mani in mano, essendo stato coinvolto nel progetto Dragon’s Cave -quasi uno spin-off dei FireTrails– in quello Nothing Easy e neiFrom Mississippi to Thames, oltre a partecipare a realizzazioni altrui. Dopo queste ed altre esperienze, lo troviamo adesso alle prese con l’attività da solista con Uranus and Gaia, lavoro marchiato semplicemente come Angarthal.

    La definizione di “progetto solista” riferita ad Uranus and Gaia è quanto mai calzante dato che, a parte Luca Saja (Dragon’s Cave) alla batteria e la presenza di tre ospiti che citeremo in seguito, Steve Angarthal si occupa di tutto il resto, risultando quindi accreditato come cantante, chitarrista, bassista e tastierista. Questi ultimi due strumenti sono presenti in misura QB, per usare una terminologia gastronomica. L’opera si basa su una struttura epic metal con grande spazio concesso alla melodia e sulla presenza evidente di richiami progressive, ma a venire fuori con chiarezza estrema è anche e soprattutto la formazione del chitarrista. L’educazione musicale dell’interessato fa riferimento agli anni 70 ed 80 ed all’hard rock che fu ed in parte è ancora (ma non solo, evidenti infatti anche le influenze classiche), dando vita ad un mix di stili perfettamente accostabili tra loro e legati da un lirismo di fondo che viene fuori sia dai testi che dalla musica. In particolare dalle parti prettamente strumentali. Gli argomenti trattati dalle varie canzoni riguardano la mitologia greca, quella celtica, il simbolismo biblico ed il fantasy, inserendo in questo tessuto un chiaro tributo a Ronnie James Dio, alcuni assalti prettamente metal e l’immancabile ballata. Annunciato da una splendida copertina, Uranus and Gaia è aperto da Punch, pezzo ricadente tra quelli più impetuosi e metallici, al pari di A Lie edAfter the Rain. Da questo primo brano si evince chiaramente come il Nostro se la cavi discretamente anche al microfono e, comunque, in maniera adeguata alla bisogna, cucendosi addosso un vestito musicale il più possibile adatto a lui. Dopo la piacevole spinta iniziale, èUranus and Gaia a portare il tutto in territorio ellenico, con un pezzo più arioso e raffinato -anche come arrangiamenti- nel quale le qualità da solista di Angarthal vengono fuori in maniera più vera. Morrigan ci porta invece tra i celti e ad uno stile più Fire Trails, del quale del resto Steve è stato il principale fautore. Coinvolgente il ritornello ed anni 70 piacevolmente presenti. Si sale di tono con Sailing at the End of the World, canzone nella quale l’epic con accenti oscuri la fa da padrone, coadiuvato da un heavy deciso che consente di arrivare ad un refrain più armonioso che resta subito in testa. Ancora ottimo l’arrangiamento. La strumentaleLeviathan Rising fa evidentemente parte del gruppo “biblico” e, dopo un avvio onirico, parte con un prog-heavy che sembra un Bignami delle qualità e dello stile di Angarthal. Molto classico, se volete, ma di una godibilità estrema e soprattutto di grandissimo gusto. Si ritorna ai celti conHoly Grail, canzone che sembra un altro omaggio, ma stavolta ai Thin Lizzy, e con un altro dei ritornelli da earworm permanente che il chitarrista pluripremiato sembra trovare con sconcertante facilità. Chitarra classica ad aprire Miles in the Desert, petrucciana rock-ballad strumentale soffusa e sognante che poi, ancora sulle ali di una visione sfuggente, cede il passo ad Unbroken. Il pezzo, un tributo a Ronnie Dio, funziona in quanto tale, ma non è la punta di diamante del CD. La seguente The Abyss of Death, ispirata alla novella The Sword of Shannara, scorre via ancora nel tipico stile “angarthaliano” ed è seguita subito dopo daWielders of Magic, un’altra canzone strumentale anch’essa ispirata all’opera letteraria sopracitata. Questa, molto più intensa, dopo un avvio acustico evolve in un arrangiamento heavy-prog che però si basa sempre sulla chitarra classica, dando al brano un pathos malinconico dalla cifra notevole. A Lie serve a ridare la scossa all’album con un pezzo heavy risolto con la consueta professionalità e, nemmeno a dirlo, col solito bel ritornello catchy. La parte finale di Uranus and Gaia è affidata ad After the Rain, una composizione metal quadrata impostata su tempi medi e sull’atmosfera creata dal sottofondo delle tastiere, prima di chiudere con la ballatona Losing My Direction, ancora basata su un sentimento languido e malinconico che permea molti momenti di questo lavoro. Per la cronaca, i non ancora citati ospiti sonoAngelo Perini al basso in Miles in the Desert; Mauri Belluzzo alle tastiere in Leviathan Rising e Sergio Pescara alla batteria in Wielders of Magic.

    Al tirar delle somme, Uranus and Gaia non inventa nulla, ma propone un prodotto solido ed affidabile in ogni sua parte. Pezzi ben scritti, arrangiati, eseguiti e prodotti, ed un musicista ben riconoscibile che dissemina assoli sempre gradevolissimi e, soprattutto, senza mai cedere all’impulso dello shred fine a sé stesso, restando sempre al servizio del brano e mai del proprio ego. Le qualità essenziali del lavoro degli/di Angarthal sono dunque così riassumibili. Se avete apprezzato i progetti firmati in passato da Steve Angarthal, allora stimerete senza dubbio anche questo, perché Uranus and Gaia è un disco di classe e di sostanza. Romantico, elegante, aggressivo, meno propenso all’utilizzo delle tastiere rispetto a Third Moon, ma altrettanto indovinato. Citazionista in maniera dichiarata in alcuni passaggi, forse un filo troppo lungo se vogliamo, ma dal quale è difficile rimanere delusi se si apprezzano certi stili ed un certo modo di fare musica.

    Voto: 77

  • Reportage live dal Metal for Emergency 2016

    Reportage live dal Metal for Emergency 2016

    E’ on line la recensione dell’evento Metal For Emergency 2016 con la presenza di Pino Scotto insieme ad altre band importanti del panorama metal europeo!

    • Photo by Silvia Belloni
  • Steve ospite a Rock n Roll Radio con Rocket Queen

    Steve ospite a Rock n Roll Radio con Rocket Queen

    Ascolta il podcast dell’intervista a Steve nella rubrica Rockett Queen  di Rock n Roll Radio; clicca qui

  • Heavy Metal Webzine

    Heavy Metal Webzine

    Angarthal – Uranus And Gaia (2016)

    Pubblicato il 24/06/2016 da Alessio Torluccio

    Titolo: Uranus And Gaia
    Autore: Angarthal
    Genere: Power Metal / Heavy Metal
    Anno: 2016
    Voto: 8

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  • Metal.it: recensione di Uranus and Gaia

    Metal.it: recensione di Uranus and Gaia

    Dopo anni di onorata carriera all’ombra, se così si può dire, delle band di cui fa parte (Fire Trails per dirne una), Steve Angarthal ha finalmente trovato il tempo e l’energia per comporre il suo primo album da solista. Il polistrumentista si è occupato praticamente di ogni cosa (escludendo batteria, mastering e qualche ospitata è tutta farina del suo sacco) per produrre questo “Uranus and Gaia“, un album di hard rock melodico dalle tinte moderatamente sinfoniche (penso, a grandi linee, ai Brazen Abbot di Nikolo Kotzev) che non ha paura di volgere lo sguardo anche verso altri orizzonti musicali.

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  • Angarthal: svelata la copertina del nuovo disco

    Angarthal: svelata la copertina del nuovo disco

    Angarthal, il nuovo progetto di Steve Angarthal, pubblicherà il suo album di debutto “Uranus and Gaia” il prossimo 29 aprile 2016 con l’etichetta Asgardh Music e sarà distribuito da Bakerteam Records.
    L’art cover del disco è stata realizzata dall’artista Gianni Corrado – Ottomila460.

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