di Fabio Magliano.
Pino Scotto è incazzato, ma questa non è una novità. E non nego che un po’ incazzato a questo giro lo sono pure io. Incazzato quando vedo il buon Pino lanciare i suoi strali televisivi verso politici, talent e affini, e il modo con cui questi suoi strali vengono spesso e volentieri strumentalizzati. Perchè l’ex frontman dei Vanadium da persona schietta e senza filtri non ha timore di dire la sua anche in modo diretto e decisamente colorito, rischiando però di diventare una sorta di “macchietta”, di “santone televisivo” con l’aspetto musicale che inevitabilmente finisce per passare in secondo piano.
Ed è un peccato, questo, perché dischi come ‘Eye For An Eye’ parlano da soli, incanalano nella musica e nei testi tutta la rabbia del loro autore ma, cosa più importante, ci regalano momenti di grande rock, quello più genuino, senza troppi fronzoli, tutto cuore, sudore e attitudine a mille. Perché con ‘Eye For An Eye’ si spengono per una volta le telecamere e si accendono i riflettori su un musicista che mandata affanculo l’idea di gettare la spugna e godersi la meritata pensione, si rituffa nel suo mondo, con una grinta rara anche in molti ventenni, ed una voglia di spaccare che dovrebbe fungere da esempio a molti parvenu della nuova generazione.
Ogni pezzo che va a comporre questo disco è a modo suo un pugno nello stomaco all’ascoltatore e un invito ad attaccare il cervello e iniziare a ragionare con la propria testa. È rabbia pura riversata in un sound che torna ad attingere a piene mani da quell’hard rock settantiano del quale il nostro Pino è da sempre fervido predicatore. Non a caso l’attacco dell’opener ‘Eye For An Eye’ lascia ben pochi dubbi sul match che andremo ad affrontare, flavour purpleiano, l’ascia dell’inseparabile Steve Angarthal a dipingere soli infuocati e il singer partenopeo a urlare tutta la sua rabbia senza alcun freno e con quell’ “eye for an eye” urlato nel coinvolgente chorus che va ad assumere i connotati di una minaccia.
Rallentano i tempi e si approda ad un blues cadenzato con la successiva ‘The One’, pezzo sornione graffiato dalla voce al vetriolo di Scotto che pare qui voler prendere fiato prima di tornare a lanciare i suoi strali con l’esplicita ‘One Against The Other’, ancora una traccia veloce ancorata all’hard rock più classico, una formula che si ripete con successo nella successiva ‘Two Guns’, un hard’n’heavy divertente che da un lato strappa un sorriso con il suo incidere sculettante e dall’altro solleva l’annoso problema della legittimità o meno dell’autodifesa, resa più semplice con una pistola come amica…
Con ‘Cage Of Mind’ si arriva ad uno dei migliori lavori del lavoro, un pezzo che si estranea momentaneamente dal mood del disco, puntando tutto sul feeling e lasciando trasparire la perfetta alchimia tra la voce di Scotto e la chitarra di Angarthal, qui davvero sopra le righe.
Un altro degli highlight di questo lavoro porta il titolo di ‘Crashing Tonight’, traccia impreziosita dall’armonica di Fabio Treves e rivolta ad un sound polveroso tipico del southern rock, mentre da brividi è ‘Angel Of Mercy’, una power ballad dedicata alla mamma del cantante scomparsa due anni or sono.
La corsa senza freni riparte subito con ‘Looking For A Way’, una pallottola impazzita che ci ritrascina nella bolgia del rock più crudo, annaffiato di burbon e irritato dal fumo dell’ennesima Chesterfield.
Si trova pace con la successiva ‘Wise Man Tale’, già proposta dai Fire Trails su ‘Third Moon’ ma qui riletta in una veste nuova dall’affascinante flavour celtico in un crescendo emozionale senza eguali, quindi finale affidato come giusto che sia a quel torrido rock che ha fatto da filo conduttore a tutto il lavoro, rock che passa da una divertente cover di ‘There’s Only One Way To Rock’ di Sammy Hagar, e dalla riproposizione del bluesaccio firmato ‘The Allman Brothers ‘One Way Out’, una sorta di tacito ringraziamento del buon Pino agli ascoltatori che lo hanno accompagnato sino alla fine di questo percorso, e a quelle band (e quegli stili) che ne hanno indicato il cammino.
Un cammino che diverte e fa pensare, che scuote e esorta, schiaffeggia ed emoziona… proprio come deve essere il rock, ma quello fatto bene…